Che la mente possa influire significativamente su
ogni attività umana e, quindi, anche su quella sportiva è
stato certamente chiaro fin dai primi Giochi Olimpici ateniesi;
molti sono i manoscritti giunti fino a noi (Omero, Euripide, Pindaro,
Pausania, ecc) che narrano come, fin da allora, il destino di una
competizione sportiva non dipendeva esclusivamente dalla prestanza
fisico-atletica, ma anche dall'astuzia, dalla strategia, dal coraggio,
dallo stato d'animo, caratteristiche, quest'ultime, strettamente
legate all'attività mentale dell'atleta. Nonostante ciò
solamente intorno al 1890 alcuni educatori hanno espresso le loro
opinioni sugli aspetti psicologici dell'educazione fisica. Norman
Triplett nel 1897 effettuò i primi studi sulla performance
in situazioni di agonismo. Fino al 1920 la letteratura esistente
in merito comprendeva in prevalenza articoli isolati. Coleman Griffit
(1925) istituì il primo laboratorio di Psicologia dello Sport
presso l'Università dell'Illinois. In 23 anni, dal 1925 al
1948, sono stati pubblicati su temi di psicologia sportiva meno
di dieci lavori all'anno. Dal 1949 al 1958 il numero dei lavori
si triplicò: 280. Dal 1959 al 1963 sono apparsi 300 lavori,
60 all'anno e nel 1965 a Roma si è svolto il primo Congresso
Mondiale di psicologia dello sport fortemente voluto da uno psichiatra
italiano, Ferruccio Antonelli, che ebbe il merito di riunire molti
esperti del settore. Nello stesso anno sempre a Roma si fondò
l'International Society of Sport Psychology. Nel 1970, Ferruccio
Antonelli, convinse un suo amico editore, Luigi Pozzi, a pubblicare
l'International Journal of Sport Psychology. Alcuni ricercatori
sovietici, Vanek e Cratty, tentarono di studiare le abilità
possedute da atleti di elite per distinguerli dai principianti e,
nello stesso periodo, la psicologia dello sport iniziò ad
entrare nelle università, con l'istituzione di master, dottorati
e corsi di specializzazione. Tra il 1970 ed il 1980 furono condotti
studi sul miglioramento della performance, sulla personalità
dell'atleta e sulla motivazione (Ruffar, 1975; Tattersfield, 1975;
Gillmore, 1976). Nel 1979, in USA, Rainer Martens fondò la
Human Kinetics Publishing Company, casa editrice di riviste importanti
quali The Sport Psychologist e Journal of Sport and Exsercise
Psychology. Nella stessa nazione, nel 1985, su ispirazione di
John Silva, nacque la Association for the Advancement of Applied
Sport Psychology (AAASP). Negli anni ottanta si studiarono tecniche
mirate al miglioramento della prestazione (Salmela, 1981; Most,
1981, Michele, 1984; Singer, 1984; Swinn, 1986; Hahn, 1986; Unesthal,
1987). Nel 1993 fu pubblicata la prima edizione di Handbook of Research
on Sport Psychology da Singer e colleghi in cui erano raccolte le
ricerche più significative pubblicate fino ad allora. "Dalla
prima pubblicazione di questo manuale, vi sono state molte evoluzioni,
segno di maturità.. Esempi ne sono la vasta gamma di specifiche
ricerche contemporanee, la complessità della metodologia
della ricerca, così come il riconoscimento che la pratica
deve essere fondata su principi scientifici certi. E' giunto il
tempo in cui la vasta espansione delle ricerche di psicologia sportiva
dovrebbe essere un'unica, rispettata ed influente nicchia tra la
psicologia e le scienze dello sport" (Hanbook of Sport
Psychology, second edition 2001)..
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