.

Esperienze
Il fuoriclasse

Rumena, 34 anni, Gabriela è un centrale molto forte che per il terzo anno consecutivo è a Siracusa per disputare il campionato di A1 di pallamano femminile. Da 22 anni nella pallamano; ha cominciato a praticarla a Bacau, vincendo successivamente svariati titoli con la squadra di club e con la nazionale rumena. Poi la sua carriera ha fatto tappa a Valencia (tre anni) prima di piombare in Italia. Il suo primo anno in Italia è stato esaltante: scudetto con l'EOS Ina Assitalia nel 2000. Quando le chiedo di parlare, per un colloquio iniziale, mi risponde subito di sì. "E' un onore conoscerti", le dico. Basta restare in silenzio per venire a conoscenza degli eventi più importanti della sua vita-carriera. La sua famiglia adesso è composta dal marito (che sta in Romania e col quale si vede raramente) e dal fratello sposato e residente a Brescia. Non ha potuto vedere morire i genitori; quando sono stati male lei era in Italia. Quello che mi colpisce di lei è la solarità: si trova bene a Siracusa, l'ambiente è accogliente, il clima è ottimale. In questo periodo la squadra sta attraversando un momento difficile: dopo lo scudetto di due anni prima, adesso lotta per non retrocedere in A2. Ci diamo appuntamento all'indomani, quando potrà rientrare all'azione poiché l'acciacco al ginocchio per cui non si è allenata oggi, è quasi sparito. Puntuale vado all'allenamento e mi posso rendere conto di persona (pur non essendo ancora addentro a questo sport) del suo talento. Fisico forte, tecnica sopraffina, tiro da fuori, sotto-mano, lancio perfetto, contropiede e palleggio rapidissimo. La differenza tecnica con le altre è notevole; non a caso è la più pagata della squadra. Mi racconta che andar via dalla Romania (dove la pallamano è uno sport nazionale) le è costato un po' di popolarità. Lì c'erano più giornalisti, fotografi, tifosi attorno alla squadra. In Italia non è così, ma ci sono più soldi ed il cambio è favorevole. La squadra continua ad andar male. Ci sono dei malumori, qualcuno le attribuisce le responsabilità di ciò che sta succedendo, nonostante faccia una media di 10-12 goal a partita. Arriva il momento dello spareggio decisivo. Viene stabilito, in un gruppo quasi a pezzi, che la colpa è sua. Non va a due allenamenti e la società la multa e non la convoca alla gara 1. "E' assurdo", mi dice "ormai posso parlare solo con te". Le altre giocatrici accusano il colpo e decidono di fare la gara della vita, strappando un pareggio che spiana la strada della salvezza. Bisogna fare l'ultimo passo: vincere in casa. Gabriela viene richiamata: "io voglio giocare". Parla alla squadra, si spiega, la squadra la riaccetta. Arriva il momento finale, grande partita, grande prestazione, grande vittoria. Al bar, il giorno dopo: "non so se l'anno prossimo resterò a Siracusa". Sorridendole, rispondo: "sono onorato di averti conosciuto".